La crescita del territorio evidenzia oltre al suo ruolo imprescindibile i suoi problemi: come rafforzarlo? Come organizzarlo? Quali assetti istituzionali? quale organizzazione del lavoro? Come renderlo di qualità? Come incrementare la sua autorevolezza e capacità attrattiva? Come collocare la medicina generale al suo interno?
Il territorio risulta oggi indispensabile per due funzioni fondamentali: le prestazioni che può erogare direttamente (prescrizioni comprese) e la gestione dei percorsi assistenziali che non si esauriscono in esso.
La medicina generale è essenziale per entrambe le funzioni anche se queste non si possono esaurire nei confini della medicina generale. Il nodo fondamentale rimane quindi il ruolo e la responsabilità della medicina generale senza il quale non esiste una assistenza territoriale.
La Medicina Generale è oggi un corpo distinto dall’assistenza territoriale, ha una organizzazione sostanzialmente autonoma con solo alcuni punti di contatto. Non è il distretto, in sostanza, che organizza e garantisce l’assistenza primaria (come previsto dalla 229).
E allora bisogna mettersi “leggermente” d’accordo almeno sui principi, ad esempio: si vuole mantenere e rafforzare il carattere pubblico del sistema o no?
Se si, bisogna che le varie forme organizzative trovino la loro fonte e la loro legittimazione nel distretto: deve essere il distretto che organizza le cure primarie .
Non si possono allora accettare forme di privatizzazione comunque esse avvengano: sotto forma di Voucher per l’assistenza domiciliare come avviene in Lombardia, ma neanche e soprattutto sotto forma di cooperative e/o Società private (Alassio Salute Cairo Salute etc..) a cui viene appaltata l’assistenza primaria o pezzi della stessa, lasciando al pubblico e quindi al distretto un ruolo di committente.
A noi la committenza non basta, è la gestione che deve rimanere pubblica.
E non si possono trascurare le inevitabili ricadute in termini di compromissione dell’universalità dell’accesso, dell’equità dello stesso, dell’omogeneità dell’offerta, insomma della tutela della salute.
Noi guardiamo con favore alle forme associative dei medici di MG, ma bisogna definire la loro collocazione per comprendere verso quale assetto del territorio vengono orientate.
Ecco l’importanza del Distretto: è il Distretto che potrebbe garantire la continuità della assistenza h24 e con tutti i professionisti impegnati nelle cure primarie. L’organizzazione distrettuale si deve far carico di questa organizzazione ed integrazione per fornire il servizio.
Si potrebbero a questo livello concepire dei veri e propri punti di primo soccorso h 24 che con le attuali risorse informatico-tecnologiche (es. teleconsulto, telerefertazione) potrebbero effettivamente lasciare i PS ospedalieri per i casi che necessitano effettivamente di quel livello di assistenza.
Ricordiamo, ad esempio che le file ai PS si fanno di giorno, non la notte. Evidentemente perché questo servizio il cittadino non lo trova nel territorio e non lo può dare un medico di famiglia isolato ed oberato di lavoro.
Nel Distretto la gestione dell’accesso, dei percorsi diagnostici e terapeutici, i trattamenti infermieristici, riabilitativi, nonché le prestazioni in ADI, Day hospital, e nelle RSA, e le prestazioni sociali e socio-assistenziali avverrebbero con un supporto amministrativo autonomo che libererebbe il medico di mg dalle incombenze burocratiche e contemporaneamente produrrebbe l’uso ottimale delle risorse sia mediche di MG che specialistiche, nonché delle risorse infermieristiche e di segreteria.
E’ proprio il Distretto che può riuscire poi ad ottenere quella integrazione multiprofessionale necessaria ad una assistenza territoriale moderna, ed a garantire la molteplicità degli interventi qui citati.
Il distretto può e deve essere il luogo di convergenza di tutte le figure professionali indispensabili alle cure primarie ed alla complessiva organizzazione delle stesse.
Pensiamo in particolare agli specialisti ambulatoriali, ai pediatri di libera scelta che in questa prospettiva possono superare il loro isolamento e la distanza che spesso li separa dal resto del SSN. D’altra parte senza di loro non si può parlare di cure primarie, né di strutturazione del territorio.
Al Distretto Sanitario, in base al D.Lgs. 229/99, vanno attribuite risorse in base agli obiettivi di salute della popolazione di riferimento.
Il Distretto, nell’ambito delle risorse assegnate deve essere dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico-finanziaria.
Perché nelle relazioni che hanno preceduto il mio intervento si è parlato di continuità assistenziale Ospedale/territorio e mai di Distretto?
Perché l’ASL 2 non applica, su questo tema, le direttive del Ministero della Salute e della Regione Liguria?
Nell’ ASL 2 la situazione è la seguente:
- Gli attuali responsabili hanno ricevuto un incarico annuale nel 2005, incarico scaduto nel settembre 2006. Da allora sembrano beneficiare di una proroga fino a marzo di cui non esiste, almeno a conoscenza delle OO.SS., alcun atto formale pubblico; tanto meno mi risulta che siano state assegnate al Distretto risorse in base agli obiettivi di salute
- Non c’è traccia degli obblighi previsti dalla delibera regionale 36 del settembre 2006 rispetto alla necessità di provvedere, nell’ottica del potenziamento dell’offerta territoriale, all’organizzazione distrettuale
- Vanno assicurate al Distretto le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per rispondere ai bisogni dei cittadini: a parte gli incarichi di direttore, ad oggi in Asl 2, i Distretti non hanno sede propria, personale, strumenti;
- Va anche superato il nodo presente nella delibera 36 rispetto alle competenze Dipartimentali e Distrettuali;
Ma la Funzione Pubblica CGIL, a nome degli operatori e dei cittadini, pone questo semplice interrogativo all’ASL e alla Regione: come si conciliano i Centri “Salute” - società private – quindi a fini di lucro -con il compito prioritario del distretto di assicurare ai cittadini l’assistenza primaria coordinando servizi sanitari e sociali?
Appaltare a privati le cure primarie non è previsto nella convenzione nazionale, è contrario agli interessi dei medici e dei cittadini, priva il sistema del controllo dell’assistenza territoriale
Se non sono una forma surretizia di esternalizzazione del servizio territoriale, perché queste società si sostituiscono sempre di più alla funzione del Distretto sanitario, tanto che qualche mese fa – se non veniva bloccata dalla CGIL e dalle altre OO.SS. - l’ASL 2 intendeva appaltare l’assistenza domiciliare di Alassio ad Alassio Salute, in assenza di lista d’attesa? Perché questo sperpero di denaro pubblico?
Se si vuole mantenere e rafforzare il carattere pubblico del Sistema, occorre – così come sottoscritto nel verbale di intesa sottoscritto fra Regione e Sindacati il 25 luglio scorso – che le varie forme organizzative territoriali trovino la fonte e la loro legittimazione nel Distretto.
Il territorio risulta oggi indispensabile per due funzioni fondamentali: le prestazioni che può erogare direttamente (prescrizioni comprese) e la gestione dei percorsi assistenziali che non si esauriscono in esso.
La medicina generale è essenziale per entrambe le funzioni anche se queste non si possono esaurire nei confini della medicina generale. Il nodo fondamentale rimane quindi il ruolo e la responsabilità della medicina generale senza il quale non esiste una assistenza territoriale.
La Medicina Generale è oggi un corpo distinto dall’assistenza territoriale, ha una organizzazione sostanzialmente autonoma con solo alcuni punti di contatto. Non è il distretto, in sostanza, che organizza e garantisce l’assistenza primaria (come previsto dalla 229).
E allora bisogna mettersi “leggermente” d’accordo almeno sui principi, ad esempio: si vuole mantenere e rafforzare il carattere pubblico del sistema o no?
Se si, bisogna che le varie forme organizzative trovino la loro fonte e la loro legittimazione nel distretto: deve essere il distretto che organizza le cure primarie .
Non si possono allora accettare forme di privatizzazione comunque esse avvengano: sotto forma di Voucher per l’assistenza domiciliare come avviene in Lombardia, ma neanche e soprattutto sotto forma di cooperative e/o Società private (Alassio Salute Cairo Salute etc..) a cui viene appaltata l’assistenza primaria o pezzi della stessa, lasciando al pubblico e quindi al distretto un ruolo di committente.
A noi la committenza non basta, è la gestione che deve rimanere pubblica.
E non si possono trascurare le inevitabili ricadute in termini di compromissione dell’universalità dell’accesso, dell’equità dello stesso, dell’omogeneità dell’offerta, insomma della tutela della salute.
Noi guardiamo con favore alle forme associative dei medici di MG, ma bisogna definire la loro collocazione per comprendere verso quale assetto del territorio vengono orientate.
Ecco l’importanza del Distretto: è il Distretto che potrebbe garantire la continuità della assistenza h24 e con tutti i professionisti impegnati nelle cure primarie. L’organizzazione distrettuale si deve far carico di questa organizzazione ed integrazione per fornire il servizio.
Si potrebbero a questo livello concepire dei veri e propri punti di primo soccorso h 24 che con le attuali risorse informatico-tecnologiche (es. teleconsulto, telerefertazione) potrebbero effettivamente lasciare i PS ospedalieri per i casi che necessitano effettivamente di quel livello di assistenza.
Ricordiamo, ad esempio che le file ai PS si fanno di giorno, non la notte. Evidentemente perché questo servizio il cittadino non lo trova nel territorio e non lo può dare un medico di famiglia isolato ed oberato di lavoro.
Nel Distretto la gestione dell’accesso, dei percorsi diagnostici e terapeutici, i trattamenti infermieristici, riabilitativi, nonché le prestazioni in ADI, Day hospital, e nelle RSA, e le prestazioni sociali e socio-assistenziali avverrebbero con un supporto amministrativo autonomo che libererebbe il medico di mg dalle incombenze burocratiche e contemporaneamente produrrebbe l’uso ottimale delle risorse sia mediche di MG che specialistiche, nonché delle risorse infermieristiche e di segreteria.
E’ proprio il Distretto che può riuscire poi ad ottenere quella integrazione multiprofessionale necessaria ad una assistenza territoriale moderna, ed a garantire la molteplicità degli interventi qui citati.
Il distretto può e deve essere il luogo di convergenza di tutte le figure professionali indispensabili alle cure primarie ed alla complessiva organizzazione delle stesse.
Pensiamo in particolare agli specialisti ambulatoriali, ai pediatri di libera scelta che in questa prospettiva possono superare il loro isolamento e la distanza che spesso li separa dal resto del SSN. D’altra parte senza di loro non si può parlare di cure primarie, né di strutturazione del territorio.
Al Distretto Sanitario, in base al D.Lgs. 229/99, vanno attribuite risorse in base agli obiettivi di salute della popolazione di riferimento.
Il Distretto, nell’ambito delle risorse assegnate deve essere dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico-finanziaria.
Perché nelle relazioni che hanno preceduto il mio intervento si è parlato di continuità assistenziale Ospedale/territorio e mai di Distretto?
Perché l’ASL 2 non applica, su questo tema, le direttive del Ministero della Salute e della Regione Liguria?
Nell’ ASL 2 la situazione è la seguente:
- Gli attuali responsabili hanno ricevuto un incarico annuale nel 2005, incarico scaduto nel settembre 2006. Da allora sembrano beneficiare di una proroga fino a marzo di cui non esiste, almeno a conoscenza delle OO.SS., alcun atto formale pubblico; tanto meno mi risulta che siano state assegnate al Distretto risorse in base agli obiettivi di salute
- Non c’è traccia degli obblighi previsti dalla delibera regionale 36 del settembre 2006 rispetto alla necessità di provvedere, nell’ottica del potenziamento dell’offerta territoriale, all’organizzazione distrettuale
- Vanno assicurate al Distretto le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per rispondere ai bisogni dei cittadini: a parte gli incarichi di direttore, ad oggi in Asl 2, i Distretti non hanno sede propria, personale, strumenti;
- Va anche superato il nodo presente nella delibera 36 rispetto alle competenze Dipartimentali e Distrettuali;
Ma la Funzione Pubblica CGIL, a nome degli operatori e dei cittadini, pone questo semplice interrogativo all’ASL e alla Regione: come si conciliano i Centri “Salute” - società private – quindi a fini di lucro -con il compito prioritario del distretto di assicurare ai cittadini l’assistenza primaria coordinando servizi sanitari e sociali?
Appaltare a privati le cure primarie non è previsto nella convenzione nazionale, è contrario agli interessi dei medici e dei cittadini, priva il sistema del controllo dell’assistenza territoriale
Se non sono una forma surretizia di esternalizzazione del servizio territoriale, perché queste società si sostituiscono sempre di più alla funzione del Distretto sanitario, tanto che qualche mese fa – se non veniva bloccata dalla CGIL e dalle altre OO.SS. - l’ASL 2 intendeva appaltare l’assistenza domiciliare di Alassio ad Alassio Salute, in assenza di lista d’attesa? Perché questo sperpero di denaro pubblico?
Se si vuole mantenere e rafforzare il carattere pubblico del Sistema, occorre – così come sottoscritto nel verbale di intesa sottoscritto fra Regione e Sindacati il 25 luglio scorso – che le varie forme organizzative territoriali trovino la fonte e la loro legittimazione nel Distretto.
Diego Calcagno
Segreteria Funzione Pubblica - Sanità
Segreteria Funzione Pubblica - Sanità